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Alluvione ’66: ricordato 45° inaugurazione dono Beato Papa Paolo VI a Firenze

Edizione del: 1 ottobre 2016

Cardinale Betori alla Casa Paolo VI per dono Papa a Firenze alluvionata (6)Il Santo Padre informato dal Presidente di Firenze Promuove, il giornalista vaticanista Franco Mariani, delle cerimonie indette per ricordare il 50° dell’Alluvione e della visita di Papa Paolo VI la notte di natale e del suo regalo alla città ha inviato un telegramma a firma del Cardinale Segretario di Stato di Sua Santità Pietro Parolin.

 “In occasione del quarantacinquesimo anniversario dell’inaugurazione casa per anziani Paolo VI, dono del Beato Pontefice alla città di Firenze e segno di sollecitudine in un momento tanto doloroso a causa della devastante alluvione, Sua Santità Papa Francesco – scrive il Cardinale Parolin – rivolge il suo beneagurante pensiero, esprimendo compiacimento per la provvidenziale realizzazione che, nata dal cuore di Pastore buono del Beato Papa, ha continuato il suo fecondo servizio agli anziani, animata da sentimenti di sincera carità cristiana e da amore al prossimo. Il Santo Padre invoca abbondanti grazie e favori celesti e, mentre chiede di pregare a sostegno dell’universale suo ministero, invoca la protezione celeste della vergine Maria ed invia di cuore a Vostra Eminenza, alle Reverende Suore Figlie della Carità che prestano la loro quotidiana opera nella benemerita istituzione, al personale e particolarmente a tutti i cari ospiti l’implorata Benedizione Apostolica, estendendola a quanti parteciperanno alla significativa cerimonia”. 

Il 1 di Aprile 2016 il  Cardinale Arcivescovo Giuseppe Betori, su invito della Madre Superiora, Suor Giorgina Alberghini, e del Giornalista Franco Mariani, Presidente dell’Associazione Firenze Promuove, ha celebrato, nella restaurata cappella della Casa per Anziani “Paolo VI”, in via Cimabue 35 a Firenze, una solenne celebrazione eucaristica, alla presenza delle autorità cittadine, per ricordare il dono del Beato Montini alla città alluvionata, e il 45° anniversario della sua inaugurazione. 

E’ stata la prima cerimonia ufficiale in diocesi in memoria di Papa Paolo VI da quando è stato proclamato Beato.

Alla cerimonia è intervenuto ufficialmente il Comune di Firenze con l’Assessore al Welfare Sara Funaro (il cui nonno, Piero Bargellini assistette all’inaugurazione quale Senatore) e il Gonfalone, che da 50 anni porta in bella mostra la Medaglia d’Oro del Concilio Ecumenico Vaticano II, apposta personalmente da Papa Paolo VI, a sorpresa, la notte di Natale del 1966, UNICO GONFALONE E CITTA’ AL MONDO AD AVERE QUESTO ONORE.

“Prima di prendere congedo da voi – disse Papa Paolo VI – e rinnovare a voi i nostri auguri e la nostra benedizione, vogliamo apporre al labaro della vostra Città il segno dell’onore che merita da parte nostra: mettiamo l’onorificenza del Concilio nel suo esemplare in oro perché resti memoria di questa venuta e segno della nostra devozione alla città e di tutti i nostri auguri a chi la dirige e la amministra e a tutti i cittadini di Firenze”.

Il Cardinale, nella sua omelia, ha ricordato “l’affetto e l’amore che Papa Paolo VI, prima di Francesco – ha sottolineato Betori – ha avuto in occasione dell’alluvione del 1966 per Firenze e i Fiorentini, non solo venendo a celebrare la Messa di Natale nella nostra Cattedrale, ma lasciando alla città un dono significativo: questa Casa per Anziani, che porta il suo nome, a dimostrazione non solo della sua vicinanza a tutti i fiorentini, ma in particolare agli anziani, che tanto soffrirono, forse più di tutti, in quell’occasione e segno tangibile dell’attenzione che la Chiesa e i Papi del Novecento hanno sempre avuto verso gli anziani”.

L’Assessore Sara Funaro si è detta “emozionata per rappresentare la città di Firenze 45 anni dopo l’inaugurazione della Casa Paolo VI, alla quale prese parte mio nonno, all’epoca Senatore, ma anche grata a Papa Paolo VI per questo dono davvero speciale, la Casa per Anziani “Paolo VI” che già all’epoca, e tutt’ora, dopo 45 anni, rimane un eccellenza nella cura, assistenza e attenzione verso la terza età”.

Era il 12 Luglio 1970 quando il Cardinale Ermenegildo Florit, Arcivescovo di Firenze, inaugurava, assieme all’inviato personale di Papa VI, il Sostituto alla Segreteria di Stato Vaticana, Arcivescovo Giovanni Benelli – e che nel giugno 1977 verrà nominato successore del Cardinale Florit –, la casa per anziani, dono dello stesso Pontefice alla Città di Firenze, e che lui stesso aveva annunciato durante l’omelia in Santa Maria del Fiore la notte del 24 Dicembre con queste parole: “Saremo felici se ci sarà dato di lasciare, in un opera di assistenza, ai più bisognosi della popolazione fiorenti­na, il segno, per questo simbolo modesto dell’amore che rimane e la speranza che rivive”.

Come ha potuto verificare il giornalista Franco Mariani, che ha avuto il privilegio di accedere per primo al fascicolo riservato sulla Casa Paolo VI, conservato nell’archivio privato del Cardinale Florit, oggi depositato nell’archivio storico della Curia fiorentina,  Papa Montini dopo pochi mesi dalla sua visita natalizia inviò al Cardinale Florit  – in un’unica mandata e in contanti – ben 300 milioni di lire del 1967, quasi un miliardo di oggi, per costruire ex novo la struttura per anziani, mantenendo immediatamente il suo impegno per la città, cosa che invece non si può dire all’epoca fece lo Stato nel liquidare gli aiuti economici alla popolazione.

Il Vaticano tenne sotto stretto controllo tutte le varie fasi della costruzione – affidata all’Ing. Boldrini – anche con alcune visite al cantiere del Sostituto della Segreteria di Stato Vaticana, Mons. Benelli, che di tecnici del Governatorato Vaticano. Siccome la costruzione richiese due anni, gli interessi maturati sulla somma, depositata in banca, e che venne liquidata alla ditta costruttrice in varie trance via via che i lavori avanzavano, furono da Papa Paolo VI destinati alla nuova parrocchia che fu costruita dietro la “Paolo VI”.

L’Arcivescovo Benelli inaugurò solennemente la Casa con queste parole: “Il Papa ama Firenze: e lo ha dichiarato allora quando venne nel Natale del 1966 fra la commozione di tutti; ieri sera ha tenuto a dirmi che ve lo ripetessi a suo nome”.

Un edificio nuovo, quello di via Cimabue 35, composto, all’epoca, da 31 piccoli quartieri – camera, salotto, bagno, cucinotto – e da 72 camere a due letti, una cappella, un refetto­rio, sale di ricevimento e di riunione, un ambulatorio, un infermeria, un uffi­cio postale (che ha cessato di funzionare alla fine degli anni ‘80 e i cui locali sono stati trasformati in un grande auditorium) ed un attico dove alloggiano le Suore Figlie della Carità, che da 45 anni gesti­scono la Casa per Anziani – e che misero a disposizione il terreno su cui sorgeva una loro casa che fu gravemente alluvionata – sormontata da un ampia terrazza panoramica e con un vasto giardino interno per gli ospiti. In 45 la Casa si è trasformata, sia nel tipo di accoglienza e di servizi agli anziani, che nei numeri delle camere e degli ospiti, rimanendo sempre vivo però lo spirito per cui è nata.

In questo ampio spazio, realizzato in due anni di lavoro, oltre 40 metri coprendo una superficie di oltre 1.500 metri quadri ed una cubatura che supera i 19 metri cubi, da 45 anni trovano ospitalità persone anziane.

Questa caratteristica fu sottolineata, nel 1970, dallo stesso Sostituto Benelli nel suo discorso tenuto davanti alle massime Autorità  cittadine, tra cui l’allora Prefetto di Firenze De Vito, il Commissario Prefettizio al Comune Dr Paladino, il Senatore Bargellini, l’On. Speranza, i Monsignori Ravagli e Bianchi, Vescovi Ausiliari di Firenze, e i Vicari Episcopali Livi e Fuccini.

“Appena due anni fa, il 25 Aprile 1968 – disse Mons. Benelli ‑ la prima pietra. Su un area di edifici resi inabitabili dalla tremenda inondazione. Oggi una moderna costruzione di otto piani. Non è un ricovero: va detto subito. Piuttosto un condominio, un modernissimo albergo, ma anche questo è inesatto. Ha ragione il Signor Civai, un ospite, quando intervistato ha risposto: ‘la nostra è una famiglia, una grande famiglia, di cui la Superiora è la mamma, la mamma di tutti; posso dirvi – proseguiva l’illustre Presule – che il Santo Padre ha visto con vero compiacimento quanto gli è stato comunicato  circa la disposizione, il funzionamento, lo spirito che anima questa Casa Famiglia e proprio per questo, facendo un eccezione al rigoroso riserbo che lo distingue, ha gradito che fosse chiamata col Suo nome, per indicare la tenerezza e l’affetto che lo muove verso i carissimi anziani di Firenze. Il Papa ama Firenze in una parola, per il messaggio che questa Città, unica ed irripetibile è stata chiamata a dare al mondo, come depositaria per l’umanità intera, dei valori più elevati e nobili dello spirito, come espressione del genio dell’uomo che è riflesso puro della luce del volto di Dio creatore e vivificatore”.

Al termine del discorso Mons. Benelli  lesse anche il messaggio autografo inviato da Papa Paolo VI al Cardinale Florit per questa occasione: “Nel ricor­do tuttora pulsante di emozioni e di affetto della nostra breve sosta orante e benegurale in codesta fatidica Città ‑ scrive Paolo VI ‑ in un momento partico­larmente doloroso della sua millenaria storia, siamo lieti di vedere portata a compimento la Casa per Anziani, in degnissima realizzazione, che amano sug­gerire al ricordo di quell’incontro con la carissima cittadinanza fiorentina; e mentre ci congratuliamo con Lei Signor Cardinale, e con quanti in qualsiasi momento hanno cooperato alla provvida impresa, assicuriamo la benevolenza, l’incoraggiamento, la stima con cui seguiamo le sorti religiose, civiche, e so­ciali dell’Arcidiocesi fiorentina”.

Appena fuori dalla casa costruita dal progettista ed impresario, Ingegnere Boldrini, fu apposta una targhetta, a due metri di altezza dal suolo, a perenne ricordo della furia devastatrice delle acque che, in quella zona, il 4 Novembre 1966, arrivò a quell’altezza; mentre la Casa per Anziani “Paolo VI” rimane a perenne ricordo dell’Amore di un Papa, al secolo Giovanni Bat­tista Montini, successore di Pietro col nome di Paolo VI, per Firenze e per i Fiorentini.

Papa Paolo VI, all’Udienza Generale del 10 maggio 1972, in Vaticano, ricevette gli ospiti della Casa di riposo di Firenze, salutandoli con queste parole:“Tra i gruppi presenti stamane a questa Udienza, ve n’è uno che desta nel nostro cuore sentimenti del tutto particolari: sono i 75 ospiti della Casa di riposo, costruita a Firenze, per nostro desiderio, a ricordo della visita che facemmo nella notte di Natale del 1966 a quella Città, che stava vigorosamente sollevandosi dalle conseguenze della tragica alluvione del novembre dello stesso anno. Vi salutiamo con grande affetto, e con voi diamo il benvenuto al costruttore dell’edificio, Ing. Boldrini, al primario Prof. Sesti che disinteressatamente vi assiste, e alle Figlie della Carità alle quali è affidata la direzione della Casa. Voi ci portate il saluto di tutti gli altri ospiti, che con voi hanno trovato in essa un’oasi di serenità; soprattutto ci rinnovate il ricordo di quelle indimenticabili ore passate a Firenze, ancora segnata dalle vive cicatrici della rovina subita, in un Natale di preghiera, di commozione, di speranza, in cui ci sentimmo tutti più intensamente uniti nel vincolo dell’amore di Cristo, nato per noi nella povertà e nell’abbandono per fare di noi i figli di Dio”.

“Sappiamo bene, per diretta informazione, che siete contenti di trovarvi nella Casa costruita per voi; e soprattutto ci rallegriamo per il tono che in essa regna: tono di semplicità, di letizia e di fraterna carità, che si esplica nel mutuo rispetto e nella cordiale collaborazione, fatta di piccole attenzioni che rendono leggero il peso degli anni e serena la coabitazione. Ci piace perciò pensare alla vostra Casa come a un fiore gentile, spuntato come una promessa di pace tra il fango e le rovine di quel doloroso avvenimento, e come un segno della bontà e della Provvidenza del Signore, che prova noi suoi figli solo per renderci più puri e più buoni, più aperti alla dolcezza e alla compassione, più maturi nella nostra fede e nella nostra fortezza cristiana”.

“Vi ringraziamo della testimonianza che date; e specialmente vi diciamo la nostra riconoscenza per la delicatezza, con cui tutti gli ospiti della Casa hanno preparato un ricco tesoro spirituale in previsione di questo pellegrinaggio. Dite ai cari amici, restati a Firenze, che il Papa è rimasto commosso della loro generosità, li segue con tanto affetto, li pensa nelle sue preghiere quotidiane. A tutti la nostra Benedizione”.

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