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57° Anniversario Alluvione: Commemorazione Ufficiale del Presidente Franco Mariani in memoria Vittime Alluvione 1966

Edizione del: 4 novembre 2023

Giornalista Franco MarianiQuesto il testo integrale del discorso ufficiale del Presidente di Firenze Promuove, Giornalista Franco Mariani, tenuto nella Basilica di Santa Croce, in ricordo delle Vittime dell’Alluvione del 4 novembre 1966, alla presenza delle massime autorità civili e militari, organizzate annualmente, dal 1993, dall’Associazione Firenze Promuove, e da 10 anni assieme alla Presidenza del Consiglio Comunale di Firenze.

“Firenze, una città vivace quanto bellicosa….”(Papa Francesco)

Papa Francesco a Loppiano, nella diocesi di Fiesole, ha detto che “Quando un uomo o una donna chiude la chiave della memoria, incomincia a morire. Se tu non hai memoria, sei uno sradicato, una sradicata, non ci saranno dei frutti. Memoria: questa è la cornice della vita”.

Siamo ormai a perdere del tutto la Memoria, non solo di quello che accadde quel 4 novembre 1966, ma soprattutto quella sui morti, sulle Vittime. Questa perdita di memoria era già avvenuta, almeno fino al 1993 quando poi Firenze Promuove, l’Associazione che ho l’onore di Presiedere, già Comitato Pro Monumento ai Caduti di Ugnano, da sola, nel periodo 1994/96 celebrò per 3 anni e con vari eventi per  tutti i mesi dei tre anni  il Trentennale dell’Alluvione, sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, iniziando poi annualmente a celebrare l’evento e soprattutto a fare memoria delle vittime, di cui, è bene ricordarlo, nel 2006 ha dato, per la prima volta un nome e un volto e il numero ufficiale, raccontando anche come hanno perso la vita.

Fino ad allora si fantasticava sul numero delle vittime…tanti numeri buttati lì, a caso, come se si dovessero giocare al lotto, e con storie inventate, come i 100 morti del sottopassaggio di Piazza Stazione a Firenze, che però quel giorno rimase chiuso… e quindi morti lì in quel luogo non ce ne furono. Però ancora oggi se chiedete a qualche vecchio fiorentino sicuramente vi parlerà di questi morti immaginari.

Vittime, come quella che stiamo ricordando oggi qui a Firenze in maniera ufficiale, e domani a Castel San Niccolò, Comune dove risiedeva, Mario Maggi che ha dovuto aspettare con la sua famiglia ben 57 anni, e sottolineo 57 anni, per vedersi riconoscere come vittima ufficiale dal Ministero dell’Interno, e questo nonostante il suo nome apparisse già dopo l’Alluvione sul quotidiano La Nazione e sugli altri giornali nazionali dell’epoca.

Per 45 anni a questa Famiglia, che dopo la morte ha vissuto situazioni di vita drammatiche, sia economicamente che lavorative, a causa della perdita del capofamiglia, nessuno ha mai dato risposte: né alla moglie né alle tre figlie e al figlio; quando chiedevano come, dove e quando e perché era morto il loro caro marito e babbo. Trovando tante porte chiuse, soprattutto dalle Istituzioni, ma anche da chi poteva cercarle e richiederle, come i giornali.

E questo fino a quando la figlia, Lina Maggi, non si è messa in contatto con Firenze Promuove.

“Gentile sig. Mariani ho apprezzato molto quanto fatto da lei e dall’Ass.ne Firenze Promuove perché il 4 novembre 1966 non sia dimenticato: è stata una data che ha cambiato e sconvolto la mia famiglia, mio padre è stata una delle vittime di quell’alluvione. Aveva 44 anni e lavorava con un’impresa edile a Pratolino, dovevano rientrare in Casentino la sera del 3, ma vista l’impetuosità delle piogge rimandarono il rientro. Non so molto di come siano andate le cose perché mia madre con quattro figli piccoli, senza telefono, senza patente auto e a 70 km di distanza ha saputo quello che le hanno raccontato. Vorrei esporle il mio caso perché il nome del mio babbo non è stato mai inserito tra le vittime dell’alluvione e perché vorrei tanto sapere qualcosa di più sulla sua morte e non so a chi chiedere, mi aiuti la prego! Quello che ci hanno raccontato è che mio padre è partito la mattina del venerdì da Pratolino con un collega con il camion, e che lungo la Via Bolognese c’era tanto fango per una frana e il camion ha perso il controllo e ha cappottato sotto strada (non so in che tratto); pare che l’autista sia rimasto nella cabina mentre il mio babbo veniva sbalzato fuori. Alcuni giorni dopo pare che su un quotidiano ci fosse la notizia della morte di un operaio in Via Bolognese. Tuttavia non sappiamo se sia lui, visto che nessuno ci ha mai detto dove fu recuperato il corpo. Di certo non accanto al camion ribaltato, perché quando il giorno dopo riuscirono a sollevare il mezzo, sotto di esso non trovarono nessun corpo. Quindi dove finì il corpo? Dove fu ritrovato? Chi lo ritrovò? Come arrivò all’ospedale in pieno centro alluvionato, accanto all’Arno? I documenti erano sul camion, quindi per giorni l’autista ricoverato in ospedale chiedeva dell’amico e alcuni parenti lo cercarono in tutti gli ospedali senza mai riuscire a trovarlo. Poi la sera della domenica si è cominciato a cercare tra i morti, e il mio babbo è stato ritrovato nell’obitorio del S. Giovanni di Dio (allora Borgognissanti NdA) tra i morti senza nome, e ancora completamente ricoperto di fango. Ora, per 45 lunghi anni – concludeva la signora Maggi – ci siamo domandati come faceva ad essere arrivato in quell’ospedale quella mattina, se la zona era completamente allagata. Come e quando è morto? Perché il suo nome non è stato mai inserito tra le vittime? Una volta ho scritto a ‘La Nazione’ di Firenze, poi ho scritto all’Ospedale S. Giovanni di Dio, ma nessuno si è mai scomodato a rispondermi; mi scusi ma quel giorno è stato solo il primo di tanti terribili giorni”.

Nel giro di pochi mesi sono riuscito a dare le prime risposte alla Signora Maggi, fino a scoprire, con il collega giornalista Mattia Lattanzi, che in Procura c’erano dei fascicoli su tutti i morti, che furono poi riesumati per effettuare delle autopsie, notizie queste mai pubblicate dai giornali.

Fascicoli misteriosamente spariti, nonostante siano stati depositati dalla Procura all’Archivio di Stato. Oggi da questo pulpito di questa splendida Basilica che fu martoriata come non mai dalla furia delle acque dell’Arno, lancio un appello all’Archivio di Stato: cerchiamo insieme a Sesto Fiorentino, dove dovrebbero essere, questi fascicoli…mettiamo personale su questa ricerca….lo dobbiamo alle famiglie che hanno perso i loro cari. Non possiamo rimanere inermi. Da quei Fascicoli che ormai da quasi 10 anni chiedo di ritrovare, chissà quante altre notizie emergeranno su quel 4 novembre che ancora non conosciamo.

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha detto: “la Memoria è segno autentico di una comunità che ricorda gli eventi, lieti o dolorosi, che ne hanno attraversato la vita, che sa guardare al futuro proprio perché capace di collegarsi alle proprie radici e di condividere, attraverso momenti difficili e anche dolorosi, un’ideale di persona e di giustizia”.

E ancora Papa Francesco: “Quando, non dico un cristiano, ma un uomo o una donna, chiude la chiave della memoria, incomincia a morire. Per favore, memoria. Solo con la memoria si può vivere, si può respirare, si può andare avanti, e portare frutto. Ma se tu non hai memoria… I frutti dell’albero sono possibili perché l’albero ha delle radici: non è uno sradicato. Ma se tu non hai memoria, sei uno sradicato, una sradicata, non ci saranno dei frutti. Memoria: questa è la cornice della vita”.

Ecco perché personalmente da 13 anni, sia come Presidente di Firenze Promuove, sia come giornalista, ma anche con quello spirito civico che ogni cittadino dovrebbe avere – come ha sapientemente evidenziato il Vescovo Manetti nella sua odierna omelia -, ho lottato per la Signora Lina Maggi, cosi come per tutte le Vittime, ricevendo mai appoggio. ma solo critiche: dai Sindaci Primicerio, che nel 1996 mandò anche la Polizia Municipale a sequestrarci tutta la ns documentazione, Domenici, Renzi, Nardella, eccetto quest’ultimo, nessuno ha mai reso omaggio alle Vittime venendo a gettare in Arno con me e il Presidente del Consiglio Comunale, la Corona d’Alloro messa a disposizione dal Comune…cosi come ho ricevuto critiche, depistaggi, insabbiature da diversi politici, uomini dell’Università, e a volte anche da colleghi giornalisti.

Pensate che ancora oggi, a distanza di 57 anni, da 30 anni stiamo combattendo con due Sindaci, perché a Sesto Fiorentino i Sindaci resistano per diversi mandati, perchè ottusamente tutti e due si sono sempre rifiutati di mettere una targa in ricordo delle due più piccole vittime in assoluto dell’Alluvione, Marina Ripari e Leonardo Sottile, morti a soli tre anni, entrambi cittadini di Sesto Fiorentino e uniche due vittime di quel Comune.

Con questi fatti rispondo a chi ancora oggi con un sorriso mi dice, sfottendomi: “ma c’è ancora bisogno, oggi, a distanza di così tanti decenni, ricordare le Vittime?”  “Forse faresti meglio a fare qualcos’altro, dai retta…”

Il Presidente Mattarella – che non hai mai reso omaggio ad esempio alle tombe dei due bambini o di altre vittime quando è venuto per celebrare l’Alluvione del 1966, perché si deve continuare a credere che a Firenze non ci furono morti -, tuttavia ricorda a tutti noi italiani che “le responsabilità morali e storiche tuttavia non si cancellano insieme a quelle penali – e ricordo che per l’Alluvione nessuno pagò –  e ciò impone un senso di misura, di ritegno. Ci sono stati casi, purtroppo, in cui spesso questa misura è stata superata, con dichiarazioni irrispettose e, talvolta, arroganti, che feriscono e che, insidiosamente, tentano di ribaltare il senso degli eventi, di fornire alibi di fronte alla storia. Questo non può essere mai consentito”.

Queste dichiarazioni irrispettose e talvolta arroganti, come le definisce il Presidente Mattarella, e che feriscono, le ho ricevute io, le ha ricevete la Signora Lina Maggi e molti familiari delle Vittime – cosi come le stiamo continuando a ricevere oggi, anche alla Vigilia di questo anniversario ci sono state – soprattutto quando si vuol far passere che il ricordo è dovuto solo agli Angeli del Fango e che Vittime non ci sono state, o che si ricorda solo riportando alla loro bellezza opere d’arte e libri alluvionati. Anche ieri in un convegno nel chiostro di questa basilica si è parlato di restauro, rischio idraulico, angeli del fango, futuro museo sui precedenti argomenti, ma nulla per le Vittime nessun ricordo/citazione durante l’intervento di chi vuol gestire l’alluvione, ovvero l’Università, e soprattutto nessuno spazio in questo futuro museo.

E visto di ieri vorrei qui ricordare un’altra Vittima dell’Alluvione, non inserito nell’elenco perché appartenente ad un’altra Comunità. Quella Ebraica. Una vittima anche questa dimenticata dal Comune e dai Fiorentini, e che Firenze Promuove ha ricordato nel 1996. 2006 e 2016 rintracciando la famiglia a Roma. Ovviamente nemmeno la Sinagoga di Via Farini fu risparmiata dalle acque dell’Arno. E ieri di questo non è stato parlato nel convegno sul recupero libri. Alla notizia delle condizioni critiche in cui versava il tempio di Firenze, dalla Comunità Ebraica di Roma partì un collettivo di giovani che si recò sul posto per tentare di salvare i rotoli della Torah e gli oggetti sacri, resi inutilizzabili dalla furia dell’Arno.

L’acqua danneggiò circa novanta Sefarim, ed il fango si riversò sopra i numerosi volumi della biblioteca ebraica. Oggi alcuni recuperati grazie all’impegno dell’Architetto Renzo Funaro, ma la maggior parte furono sepolti, come vuole la tradizione ebraica. Dopo qualche giorno molti di questi testi vennero trasportati ed accolti al Tempio Maggiore di Roma, dove furono messi ad asciugare sulle sedute.

Uno dei volontari partiti da Roma era un sopravvissuto alla Shoah, ai campi di sterminio: Luciano Camerino, deportato il 16 ottobre 1943, fu uno dei pochi, solo 16 su 1.024 rastrellati a ritornare a casa. La sua storia è rimasta impressa nella memoria ebraica, perché Luciano, alla vista del tempio fiorentino devastato dal nubifragio mentre lavorava al recupero dei libri fu colto da di un malore, infarto o ictus, che lo portò via a soli 40 anni, lasciando una moglie e tre figlie piccolissime.

Luciani Camerino è stato sepolto al cimitero ebraico di Roma, accanto a uno dei novantacinque libri della Torah che aveva tentato di salvare.

Nel 1996, alla prima cerimonia che organizzammo donai alla moglie di Camerino un sasso del fiume Arno da poggiare – come si usa fare nella tradizione ebraica per i defunti – sulla lapide di Luciano, in ricordo dell’eroico gesto compiuto nell’aiutare il prossimo.

Al termine della funzione ripetuta nel 2016, con non poca commozione, la figlia maggiore di Camerino ricordò come sulla tomba del babbo, al cimitero ebraico di Roma, sia ancora presente, dopo vent’anni, il sasso del fiume Arno, donato da Mariani nel 1996 alla mamma, quando ci fu in assoluto, per la prima volta in città, grazie a Firenze Promuove, il ricordo del babbo.

Quindi l’Alluvione, come vedete non può essere solo il ricordo degli Angeli del Fango o delle opere d’arte restaurate, no l’Alluvione è ben altro, è, oltre al ricordo delle Vittime, sempre dovuto ora e per sempre, è il coraggio e la forza di spirito e di ripresa, come di solidarietà, dimostrato dai Fiorentini in quella occasione, che già il giorno dopo erano a ripulire da soli, senza Angeli del Fango e dello Stato per diversi giorni… e da personaggi come il Cardinale Ermenegildo Florit, che mise in piedi il primo piano di Protezione Civile in assoluto per Firenze, quando ancora di questa parola non si sapeva il significato e l’importanza, di Papa San Paolo VI, che mandò aiuti indescrivibili alla città e che non è mai stato adeguatamente ricordato – eccetto da me e da Firenze Promuove…pensate che il Comune di Firenze ci ha messo 25 anni per approvare la mia richiesta di intitolazione di una strada… -, da uomini, e non politici, come Piero Bargellini, Luciano Bausi, Lelio Lagorio, e il Generale Ugo Centofanti, solo per citarne alcuni.

Quella Fierezza di 57 anni fa ce lo ricorda da oltre 50 anni il nostro Gonfalone che ogni giorno sventola portando in città, in tutta Italia, e in diverse Nazioni estere, la Medaglia d’Oro al Valor Civile per quanto i Fiorentini dimostrarono in quel tragico novembre 1966…alla pari con quella d’Oro al Valor Militare per quanto fecero i Fiorentini e i Fiorentini partigiani, loro però da sempre ricordati e onorati, ma non le Vittime dell’Alluvione.

Ma anche la Medaglia d’Oro del Concilio Vaticano II che Papa San Paolo VI appose personalmente, a sorpresa, al Gonfalone al termine della Santa Messa di Natale 1966 che volle celebrare nel duomo alluvionato di Firenze accanto ai Fiorenti alluvionati e trasmessa in Mondovisione dalla Rai in tutto il mondo.

Pensate che è solo da circa 8 anni che il Gonfalone partecipa alle cerimonie ufficiali dell’Alluvione perché fino al Sindaco Nardella i Sindaci Primicerio, Domenici e Renzi si sono sempre rifiutati di inviare il Gonfalone e la Famiglia di Palazzo, che saluto e ringrazio, ad onorare le Vittime dell’Alluvione…

Ecco perché nei prossimi giorni scriverò al Presidente della Repubblica Mattarella per chiedergli di prendere in seria considerazione la possibilità di istituire una speciale Medaglia da conferire a tutte le persone che hanno perso la vita in eventi catastrofici del nostro Paese, perché la loro memoria sia onorata adeguatamente e soprattutto non vada persa.

Quando tra tre anni, nel 2026, andremo a celebrare il 60° Anniversario molto probabilmente sarà l’ultimo anniversario che celebreremo perché probabilmente si sarà persa la stragrande maggioranza della Memoria, e quindi della voglia di ricordare, ovvero chi quella tragedia l’ha vissuta sulla propria pelle. Dobbiamo prendere coscienza, ahimè, che nel giro di una decina d’anni la maggior parte dei fiorentini alluvionati del 1966 non ci saranno più o non si ricorderanno quasi più nulla, e chissà se le nuove generazioni avranno voglia di ricordare un evento che loro non hanno vissuto ma che potrebbero anche rivivere molto presto, e questo per due motivi, il primo perché mediamente ogni 100 anni, a partire dall’anno 1000, c’è una grande alluvione, e sicuramente il cambio del clima avrà fatto scendere questa media, e poi abbiamo avuto, se mai ce ne fosse bisogno, un altro segnale d’allarme – e in questi ultimi anni ne abbiamo avuti diversi – proprio giovedì sera, con la tremenda inondazione che ha colpito buona parte della Toscana, mietendo ancora una volta morti, dispersi, e danni a numerosissime famiglie e attività commerciali, il tutto appunto a causa dei rapidi ed estremi cambiamenti climatici in atto.

Ecco perché è oggi importante che la lapide in ricordo di Mario Maggi, richiesta al Comune di Firenze dalla figlia nel 2019 e già approvata dalla Commissione Toponomastica del Comune – della commissione all’epoca facevo parte sia io, nominato dal Sindaco Nardella, che il Presidente Luca Milani, nominato dal Consiglio Comunale – rimasta bloccata dal nulla osta non rilasciato dalla Prefettura. Dopo il riconoscimento del Ministero, atto depositato e protocollato in Comune all’Assessorato alla Toponomastica, Assessore Maria Federica Giuliani, che è anche Assessore alla Memoria, nessun atto è stato fatto per far ripartire la pratica a cui serve soltanto l’approvazione della delibera di Giunta.

Assessore alla Memoria, che esiste sulla carta, ma che per l’Alluvione non ha mai fatto niente: da quando è stata nominata non ha mai preso parte alla cerimonia deposizione corona d’alloro che annualmente, da 57 anni il Comune tiene alla tomba dell’operaio comunale dell’acquedotto Carlo Maggiorelli, e l’Assessora Giuliani ha anche la delega al personale del Comune  – il suo predecessore invece è sempre stato presente – così come ha fermato anche un’altra targa commemorativa sull’Alluvione per un atto eroico di alcuni giovani che hanno salvato il rione di San Salvi. Tra questi giovani anche il Cardinale Gualtiero Bassetti. Sulla questione della targa a Mario Maggi è anche intervenuto il Difensore Civico della Regione che ha fatto presente alla Signora Lina, e al Comune per conoscenza, che in caso di inadempienze, dopo lo sblocco ministeriale, potrà far presente eventuale mancanze del Comune, al fine di un suo intervento diretto… e mi fermo qui, anche perché sulla questione ha preso posizione anche il Sindaco di Castel San Niccolò scrivendo sia al suo collega fiorentino Dario Nardella che al Prefetto di Firenze, a cui per legge spetta il nulla osta finale per l’approvazione e apposizione della targa. Mi auguro, ci auguriamo, che il Comune metta fine a questa triste vicenda approvando la delibera e apponendo la lapide.

A proposito della Memoria pensate, visto che ci troviamo qui in Santa Croce, che ospita la tomba del Sindaco di Firenze Capitale d’Italia, il Senatore e già Ministro dell’Interno Ubaldino Peruzzi, avevo scritto all’Assessora Giuliani, per far presente che forse sarebbe opportuno, dopo 200 anni, che il Comune, come fa per tutti i Sindaci del Novecento, deporre ad ogni anniversario a settembre una corona d’alloro sulla sua tomba; fu seppellito qui per diretta volontà del Re, proprio per rendere a Ubaldino il massimo riconoscimento che gli poteva essere tributato. Ebbene l’Assessora per 7 mesi non mi ha risposto, nonostante vari solleciti, poi quando l’ha fatto la risposta è stata un bel no. Il Sindaco Ubaldino Peruzzi nonostante abbia messo tutte le sue finanze, riducendosi lui e la moglie a vivere con pochi mezzi, quasi in povertà, per ripianare il buco, non dipeso da lui, che il Comune ha avuto quando è stata Capitale d’Italia, dando prova di un alto senso morale, istituzionale e civico, non ha diritto a nessuna misera corona d’alloro, ma non si preoccupi l’avranno i Sindaci Primicerio, Domenici, Renzi, Nardella e i prossimi Sindaci quando moriranno….Sindaci che sicuramente avranno fatto molto meno di quello fatto dal Sindaco e Ministro dell’Interno Ubaldino Peruzzi, e di certo non coprendo i buchi economici di Firenze.

Ma ritornando all’Alluvione proprio ieri 3 consiglieri comunali dell’opposizione hanno chiesto che il Comune apponga una lapide in in ricordo di Carlo Luigi Ciapetti, radioamatore che il 4 novembre del 1966 riuscì a collegare Firenze, isolata e travolta dall’alluvione con il resto del mondo. Certamente, come scrivono i tre consiglieri la città ha un “debito” di riconoscenza versa questa figura, di più volte ho parlato in trasmissioni e libri, ma allora dobbiamo mettere anche una targa per Paolo Badii, morto qualche mese fa, radioamatore pure lui che tanto fece in quelle ore e nei mesi successivi. Bene una targa o un ricordo per Ciapetti e Badii, ma solo dopo quando sarà apposta la lapide per Mario Maggi

Questa è la Memoria che ha Firenze oggi…

Oggi intanto ringraziamo il Signore per questo meritato quanto dovuto riconoscimento a Mario Maggi in questa basilica che contiene monumenti di insigni personaggi, grati per essere guidati nella preghiera dal suo attuale Vescovo diocesano, Mons. Stefano Manetti che ringraziamo soprattutto per la sua omelia, cosi come ringrazio l’Opera di Santa Croce, nella persona della Presidente Cristina Acidini che è sempre stata vicina a me e a Firenze Promuove e a Padre Corsini, Rettore della Basilica.

Papa Francesco chiede di pregare sempre per lui, oggi vi chiedo di pregare per me e per Firenze Promuove perché possiamo continuare con forza in queste nostre battaglie per le Vittime dell’Alluvione e per ricordare adeguatamente lo Spirito Fiorentino dimostrati in quel novembre 1966.

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