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Mostra: i 50 Zecchini d’Oro della Toscana

Edizione del: 8 giugno 2007

LA TOSCANA
ALLO

ZECCHINO D’ORO

di

 Franco Mariani

In 50 anni di Zecchino d’Oro la Toscana ha fatto, come quasi tutte le regioni italiane, la sua buona parte, con due vittorie (1966 e 1989), e vari bambini e bambine, dal 1963 al 1973, nel coretto delle regioni, coro presente fino alla 15ma edizione.

Per ogni canzone, a puro titolo esplicativo, riporterò anche i voti portati a casa.

E’ bene tenere però presente che nel corso di questi cinquant’anni il metodo di assegnazione dei voti, da 6 a 10, è più volte cambiato, e quindi una canzone che può aver avuto 143 voti non vuol dire che è arrivata all’ultimo posto rispetto ai 311 voti di “Corri corri topolino”, che vinse l’edizione del 1989 cantata dal toscano Nikolas Torselli.

Infatti in alcune edizioni si è contato i voti riportati in tutte le giornate, in altre solo due, oppure solo quella della finale.

Senza nulla togliere agli autori delle canzoni, perché è bene ricordarlo vincono le canzoni e non i protagonisti, e i bambini, ve lo possiamo assicurare, non vivono per niente la competizione canora, perché per loro è un gioco, è anche vero che “l’apporto” del bambino contribuisce notevolmente al successo della canzone.

La Toscana approda per la prima volta allo Zecchino d’oro nel 1961, alla terza edizione, ovvero quando si trasferisce da Milano all’Antoniano di Bologna.

Sono ben due i bambini che possono vantare questo primato, provenienti, uno dal capoluogo toscano, Firenze, Fulvio Nativo, e l’altro da l’Ardenza-Livorno.

Al livornese Alfonso Belfiore, passato alla storia della manifestazione grazie alla sua canzone, fu assegnato “Pesciolino rosso”, di cui si conservano ancora le immagini nelle teche della Rai, mentre al fiorentino Fulvio Nativo toccò “Una stellina legata al filo”. Di quella edizione non si hanno però notizie circa i voti riportati dalle singole canzoni, né dell’età dei bambini.

Un’altra canzone passata alla storia e affidata ad un toscano, di cui si conservano ancora le immagini, come “sacre reliquie”, è “Fammi crescere i denti davanti”, toccata nel 1962, 4 Zecchino d’Oro, al pistoiese Andrea Niccolai.

Questa edizione vide anche la partecipazione della prima bambina toscana, la livornese Cinzia Baldacci, con la canzone “Mille Orsacchiotti”.

Anche nel 1963, 5° Zecchino d’Oro, la toscana ebbe due rappresentanti. Tutti e due maschietti: Carlo Ventosi, di Cetona, provincia di Siena, con “Le mie tasche”, che a casa portò 135 voti, e il fiorentino Andrea Ugolini con “Papa ritorna bambino”, che conquistò 138 voti. Le cronache riportano che il piccolo Andrea non riusciva a persuadere a la mamma che “poteva cantare senza brillantina sui capelli”.

Nel 1963 si registra anche la prima partecipazione di un toscano, il fiorentino Marco Mannelli, al coretto delle regioni.

Da Firenze, nel 1964, al 6 Zecchino d’Oro arriva Elisabetta Bambini che canta “La favola della gatta miagola”, che si aggiudica il primo posto della giuria che aveva scelto le canzoni, ma che poi nella manifestazione non passa il turno nella seconda giornata, fermandosi a 139 voti.

Al 7 Zecchino d’Oro, nel 1965, la toscana è rappresentata da un empolese, Carmine Cuomo, che canta “Tom tirillin Tom”, che porta a casa 143 voti.

La Toscana vince, per la prima volta, nel 1966,  8 Zecchino d’Oro, con Federico Frosini di San Piero di Agliana, in provincia di Pistoia, con un’altra canzone passata alla storia “I fratelli del Far West”, cantata assieme all’anconese Sandro Violet, entrambi di 7 anni.

Entrambi avranno anche l’onore di conoscere personalmente Papa Paolo VI, dal quale riceveranno in regalo tanti dolcetti.

La canzone ha anche un altro record, in quanto, per la prima volta nella storia dello Zecchino, la giuria assegnò alla canzone il punteggio pieno, ovvero 160, in quanto tutti i giurati assegnarono il massimo possibile, 10 punti. Una cosa accaduta pochissime altre volte.

A questa edizione, con soltanto i suoi tre anni, arrivò nel coretto delle regioni la grossetana Cinzia Massai.

Nel 1967, al  9 Zecchino d’Oro, da Castelnuovo Garfagnana, provincia di Lucca, arrivò Gianna Poli, di tre anni, che cantò la “Pecorella  nel bosco”, che con 143 voti non passò il turno della seconda giornata, ma  al referendum popolare che si tenne in quell’anno, conquistò ben 4.992 voti.

Al 10 Zecchino d’Oro, nel 1968, un altro toscano in gara, Luigi Tanganelli, di Castiglion Fiorentino, provincia di Arezzo, che a cinque anni cantò “Tre guerrieri indiani”, a cui toccò l’ultimo posto, con 141 voti. Presenza toscana anche nel coretto delle regioni con Susan Woisnant, di quattro anni, proveniente da Tirrenia, Pisa.

All’11 Zecchino d’Oro, nel 1969, nel coretto delle regioni partecipò, da Firenze, Roberta Voltolini, che oggi non è più tra noi, e che continuò poi ad occuparsi di musica, diventando pianista, cantante e autrice della sue canzoni, con le quali ha partecipato anche al Festival di Sanremo del 1979.

Il 12 Zecchino d’Oro, nel 1970, vide la partecipazione di ben tre toscani, due in concorso, e una nel coretto delle regioni. In concorso la fiorentina Daniela Pagani, che con la canzone “Che bella festa sarà”, portò a casa 280 voti. Anche lei oggi non è più tra noi.

A Leonardo Barsotti, di Barga, in provincia di Lucca,  toccò, assieme ad altri due “colleghi”, una canzone passata alla storia, “Il lungo, il corto e il pacioccone”, che conquistò 294 voti. Nel coretto c’era invece Elisabetta Fabbri, di 7 anni, di Palazzuolo sul Senio, in provincia di Firenze.

Dopo un anno di “riposo” la Toscana nel 1972, al 14 Zecchino d’Oro “conquistò” ben tre posti con: Andrea Berti, di Firenze, 4 anni che cantò il “Sottomarino raffreddato”, Stefania Toccafondi, di Prato, 6 anni che cantò “La torre degli asinelli”, ed Eisabetta Sacchelli di Pietrasanta, provincia di Lucca, di 4 anni, che cantò “Cik e Ciak”. Rispettivamente tornarono a casa con 130, 146 e 140 punti. Il sottomarino e Cik e Ciak non passarono il turno, anche se quest’ultima conquistò il primo posto della giuria selezionatrice delle canzoni, mentre la torre conquistò il secondo posto a pari merito con “La banda del formaggio”.

Al 15 Zecchino d’Oro, nel 1973, due toscani: in gara Andrea Giannini, di Poggibonsi, provincia di Siena, 6 anni,  con la canzone “Il guercio, il lungo, il nano” che tornò a casa con 136 voti, mentre nel coretto delle regioni la fiorentina Giovanna Graziani di 6 anni. Giovanna fu l’ultima toscana a far parte del coretto delle regioni, in quanto da questa edizione questo coretto fu abolito definitivamente.

Nel 1974, alla 16 edizione, altra tripletta toscana. La viareggina Patrizia Orsi, di 5 anni, cantò “Il mago matto”, la fiorentina Claudia Graziani, di 4 anni, sorella di Giovanna che aveva partecipato l’anno prima nel coretto, cantò “La cometa ha perso la coda”, mentre la lucchese Alessia Franchini, di 5 anni, cantò “L’orso Giovanni”. I punti conquistati furono rispettivamente, 138, 145, 138. Solo il mago non venne ammessa alla finale.

Altra tripletta anche l’anno dopo, 1975, alla 17 edizione. Da Serravezza, in provincia di Lucca, arrivò Lorenzo Marcucetti, 8 anni, che cantò “Il vigile in gonnella”, da Firenze Michela Nati, 6 anni cantò “La banda del cortile”, mentre il grossetano Giuseppe Mundula, 6 anni, cantò “La vera storia del salice piangente”. I voti che la giuria assegnò loro furono 294, 279, 263.

L’anno dopo, 1976, alla 18 edizione partecipò da Torrita di Siena, Anna Maria Sandroni, di 4 anni, che cantò “Se manca pane e vino cosa fai”, che conquistò 136 voti, mentre al referendum arrivò al 5 posto.

Per tre anni la Toscana fu assente, poi al 23 Zecchino, nel 1980, la nostra regione fu rappresentata, ed è stata l’unica volta, da un isolana, Sonia Orzati, di Capoliveri, Comune dell’Isola d’Elba, che cantò “Col pianoforte in spalla” che portò sull’isola ben 297 voti, conquistando il terzo posto, con 7.508 voti del referendum indetto dal settimanale “La domenica del Corriere”.

Al 24 Zecchino d’Oro, nel 1981, toccò alla pisana Antonella Massaro, di 8 anni, che cantò “Per una frittella”, ricevendo 152 voti.

Per le nozze d’argento, nel 1982, al 25 Zecchino, partecipò l’aretina Barbara Sedici, di 6 anni, che cantò “Bambini, attenti, attenti”, che ottenne 293 punti.

Dopo una pausa di due anni, nel 1985, al 28 Zecchino d’Oro partecipò Barbara Ricciarelli di Montefollonico, provincia di Siena, di 4 anni, che cantò “L’amico albero”, conquistando 149 punti.

Dopo tre anni di attesa, la Toscana ritornò da grande protagonista, nel 1989 al 32 Zecchino d’Oro, vincendo, per la seconda volta, lo Zecchino d’Oro grazie a Nikolas Torselli, di San Vito, provincia di Lucca, facendo conquistare all’autore del brano, “Corri corri topolino”, l’antica moneta con ben 311 voti.

Dopo cinque anni di assenza, nel 1994, al 37 Zecchino d’Oro toccò alla pisana Eleonora Epifani, di 5 anni, che cantò “Giochiamo alle cose”, che portò a casa 140 voti.

Nel 1996, al 39 Zecchino d’Oro, toccò ad Eleonora Costanzo, di 7 anni, di Lastra a Signa, in provincia di Firenze, che cantò “Il super poliglotta”, arrivando seconda, con 152 voti.

L’anno dopo, nel 1997, la Toscana al 40 Zecchino d’Oro si assicurò, per l’ultima volta nel secolo, due posti, con Niccolò Falciani, di San Casciano Val di Pesa, in provincia di Firenze, con la canzone “Gira gira il Mappamondo”, e  Sarah Salvetti, di Altopascio, provincia di Lucca, con la canzone “Caro Gesù ti scrivo”.

Nel 1998, al 41 Zecchino d’Oro, Giulia Maineri, di Camaiore, provincia di Lucca, di 6 anni, cantò “Coccole”.

Nel 1999, l’anno in cui feci parte della giuria selezionatrice delle canzoni dello Zecchino d’Oro, primo giornalista toscano ad avere questo onore, Alessandro Tonelli di Fosdinovo, provincia di Massa, cantò “La Nina, la Pinta e la Santa Maria”, ottenendo 222 voti.

Nell’anno del Grande Giubileo, 2000, la fiorentina Chiara Piccioli si classificò seconda, con 595 voti, con la canzone “Non voglio cantare” conquistando il primo posto nella votazione della terza giornata, quella del sabato, la più importante per l’accesso alla serata finale della domenica sera, trasmessa in mondovisione e in prima serata su RAI1.

Dopo 7 anni di assenza, nel 2007, tocca a Matteo Guazzini, di Staggia Senese, con la canzone “Amici per la pelle”, riportare la Toscana allo Zecchino d’Oro.

Dopo altri tre anni di assenza poi si hanno ben 4 anni di seguito di presenza Toscana e tutti dalla Provincia di Firenze.

Si inizia nel 2010 con la doppietta Giulia Freddianelli di Certaldo, con la canzone “Il ballo del girasole”, e Cavicchioli Francesco, di Gambassi Terme con “I suoni delle cose, entrambi parenti, in quanto cugini.

E se loro erano cugini, nel 2011 e poi nel 2013 le sorelle fiorentine Emilia Boccia con “Prova a Sorridere”, e poi Fiamma Boccia con “Ninnaneve”, saranno in assoluto le prime sorelle della Toscana ad aver partecipato allo Zecchino d’Oro.

Nel loro intervallo, 2012, un altro fiorentino partecipò allo Zecchino d’Oro, Giovanni Nik Barelli con “Il lupo Teodoro”.

Le Sorelle Boccia e Barelli hanno conquistato un altro primato, tre anni di seguito per la città di Firenze, un record mai raggiunto prima.

Tra l’altro la provincia toscana più canterina  risultata essere fino ad oggi quella di Firenze, che ha fornito ben 21 bambini.

Quando però le Province vengono “pesate” in base alla popolazione, scopriamo che la provincia più intonata è quella di Lucca, seguita a ruota da Siena.

Tuttavia è importante segnalare che tutte le province toscane hanno inviato almeno un rappresentante allo Zecchino d’Oro.

Ma se la Toscana è andata diverse volte all’Antoniano di Bologna, anche l’Antoniano, con il Piccolo Coro che nel 2013 ha festeggiato i suoi primi 50 anni di attività, diverse volte è venuto in Toscana.

La prima volta è stata il 14 dicembre 1969 a Firenze, quando il Piccolo Coro con Mariele Ventre si sono esibiti al Palazzo dei Congressi in occasione della manifestazione “Giornata dedicata alla scuola”, presentata da Tony Martucci.

Il 9 e il 10 maggio 1970 a Firenze il Piccolo Coro partecipò, al Teatro La Pergola, all’opera “Il coccodrillo”, di Valentino Bucchi.

Il 21 novembre 1970 e il 4 dicembre 1971 concerto, a Ponsacco, in provincia di Pisa, per gli “Amici della Musica”.

Il 9 aprile 1972 a Prato concerto alla Parrocchia “Sacra Famiglia”.

L’8 ottobre 1972 concerto al Santuario Mariano di Montenero, a Livorno.

Il 5 e 6 gennaio 1973 a Firenze per partecipare a numerose iniziative: al Palazzo dei Congressi per la festa della befana per l’Esercito, presentata da Giuliano Taddei, e alla Chiesa di Ognissanti, all’epoca affidata ai Francescani, concerto per il 7mo Natale delle Nazioni, presentato da Padre Ferdinando Batazzi.

Il 19 ottobre 1975 concerto a Marina di Pietrasanta.

L’8 dicembre 1977 prima partecipazione alla storica emittente televisiva della Toscana, con sede a Firenze, “Canale 48”, per la trasmissione “Aspettando il Natale” con la partecipazione di Narciso Parigi.

Per l’Emittente Toscana il Piccolo Coro realizzerà altre trasmissioni: 27 novembre 1978 le canzoni dello Zecchino d’Oro di quell’anno, il 28 novembre “Aspettando il Natale”.

22 giugno 1980  concerto a Marina di Massa al Teatro Tenda e alla Messa presso la chiesa di Fossola a Carrara.

Il 27-28-29 giugno 1980 trasferta marittima all’Isola d’Elba con concerti presso il Teatro Tenda di Portoferraio e nella piazza principale di San Piero in Campo, e Messa nel Duomo di Portoferraio.

Il 19 e 20 settembre 1981 a La Verna, in provincia di Arezzo, concerto e Messa per l’8 centenario della nascita di San Francesco.

Queste sono le uniche date riportate, per la Toscana, dallo storico e direttore dell’Antoniano fino alle soglie del terzo millennio, Padre Berardo Rossi, che tra l’altro fu l’unico frate, nel 1961, a votare contro la richiesta di Cino Tortorella di trasferire definitivamente lo Zecchino d’Oro da Milano all’Antoniano, per la serie quando a volte si dicono i casi strani della vita….

Date che poi sono sparite nelle successive pubblicazioni di Padre Berardo.

Ovviamente dal 1981 ad oggi il Piccolo Coro con, prima Mariele Ventre, e oggi Sabrina Simoni, sono venuti molte altre volte in Toscana.

Le ultime tre apparizioni riguardano nel 2006 Firenze e Prato, nel 2007 Rapolano Terme, in provincia di Siena.

Franco Mariani © 2006


50 ANNI DI ZECCHINO D’ORO

di

Franco Mariani


Lo Zecchino d’Oro è nato nel 1959 a Milano.

Il padre, ovvero l’ideatore è stato Cino Tortorella.

Quell’anno gli organizzatori del Salone del Bambino chiesero a Tortorella, impegnato in tv con la trasmissione settimanale “Zurlì, mago del giovedì”, di organizzare uno spettacolo per bambini da mandare poi in televisione.

Poiché quella edizione del salone si ispirava al libro di Pinocchio, Cino Tortorella pensò, con la collaborazione di Carlo Triberti, ad una rielaborazione molto libera della favola  di Collodi, con l’introduzione, però, di numerosi brani musicali.

Il celebre burattino di Pinocchio, creato nel 1881 da Collodi, alias Carlo Lorenzini, che si firmava Collodi per il suo amore all’omonimo piccolo borgo di Collodi (all’epoca nel Comune di Villa Basilica, in provincia di Lucca, dove è nata anche la madre di Galileo Galilei, mentre dalla fine dell’ottocento il borgo fa parte del Comune di Pescia), fece il suo ingresso nella giornata finale della prima edizione: mentre i bambini cantavano, dalla terrà spuntò una piantina che diventando prima alberello e poi albero, fece spuntare tra le foglie tanti zecchini d’Oro.

Pinocchio ricevette dal Mago Zurlì, sotto gli occhi sbalorditi ed indispettiti del Gatto e della Volpe, gli zecchini per babbo Geppetto, ma  Pinocchio uno lo lasciò al bambino vincitore della manifestazione con queste parole: “Per te che sei stato così bravo e per la tua canzone che è così bella, una canzone d’oro zecchino”.

Le cronache raccontano che l’indice di ascolto e di gradimento del primo Zecchino d’Oro fu altissimo, nonostante fosse andato nella fascia pomeridiana di un giorno feriale del mese di settembre.

Il progetto editoriale riscontrò subito dei giudizi molto positivi perché corrispondeva ad una esigenza reale, ancora non molto esplorata dalla neonata televisione, ovvero proporre canzoni nuove per i bambini, diventati in questi ultimi anni, grazie alla diffusione, prima  della radio e  ora della televisione, possibili ed interessanti consumatori di musica leggera.

Era una trasmissione dove i bambini non erano solo telespettatori inattivi, ma anche attivi, dove alcuni di loro cantavano-interpretavano le canzoni e davano un voto-giudizio.

Le prime 2 edizioni furono organizzate dal Salone del Bambino e si svolsero a Milano sempre nel mese di settembre.

Tortorella intuì subito il “valore” dello Zecchino, che però aveva bisogno di una struttura forte, che permettesse il suo sopravvivere, e questa struttura la individuò nell’Antoniano.

Cosi nel settembre 1961 lo Zecchino d’Oro traslocò a Bologna, sotto l’organizzazione diretta dei Frati Minori Francescani dell’Antoniano. Pensate che all’epoca un solo frate votò contro l’arrivo della manifestazione. Questo fraticello era Padre Berardo, che la Divina Provvidenza ha voluto poi diventasse uno dei principali animatori della manifestazione.

Il 1961 segna anche l’inizio della produzione discografica legata allo Zecchino d’Oro con la pubblicazione del primo 33 giri.

Per vent’anni di seguito la compilation delle canzoni dello Zecchino ha vinto il disco di platino per numero di copie vendute.

I dati ufficiali del mercato discografico degli ultimi 5 anni ci dicono che le copie vendute ammontano ad oltre un milione di copie.

Con l’arrivo a Bologna fu studiato un logo ufficiale, opera del pittore Lorenzo Ceregato, ancora oggi in uso, quattro bambini di diverse età che, con partiture in mano,cantano davanti al microfono.

Nel 1962 l’età massima richiesta ai partecipanti allo Zecchino scende da 14 anni a 11, e la manifestazione si tiene non più a settembre, ma a marzo, in vicinanza della festa di San Giuseppe.

Due anni dopo, 1963, Mariele Ventre, una musicista bolognese che da anni frequentava l’Antoniano, fonda il “Piccolo Coro dell’Antoniano”, che dal 1995, anno della sua scomparsa, ha assunto il nome della sua fondatrice e maestra, diventando il “Piccolo Coro Mariele Ventre”.

Il Piccolo Coro non solo affianca i bambini nell’esecuzione delle canzoni dello Zecchino d’Oro, ma tiene concerti durante l’anno, sia in Italia che all’Estero, incidendo anche numerose canzoni che interpreta in numerose trasmissioni televisive della RAI, e molti dischi.

Mentre il repertorio dello Zecchino d’Oro spazia in tutta libertà e fantasia nel mondo dell’immaginazione degli autori, il repertorio del Piccolo Coro riscontra più puntualmente le occasioni della vita quotidiana dell’infanzia: la scuola, le vacanze, le feste, la famiglia, i giochi, l’ecologia, la generosità, l’amicizia.

Dal 1963 al 2007 i bambini che hanno fatto parte del Piccolo Coro sono stati quasi 800.

In tutti questi anni, oltre alle canzoni dello Zecchino, il Piccolo Coro ha inciso quasi 500 canzoni.

Ogni anno sono oltre 2000 le basi del repertorio dello Zecchino d’Oro e del Piccolo Coro richieste all’Antoniano da altri Cori, Scuole, Parrocchie, e enti privati a supporto delle loro attività ricreative e didattiche.

Il 1963 è anche l’anno in cui il Radiocorriere dedicò la prima copertina, di tante che seguirono negli anni.

Finalità dello Zecchino d’Oro è quella di promuovere la produzione di canzoni per bambini, idonee all’infanzia, musicalmente e letterariamente al migliore livello possibile.

Per questo ogni anno lancia un bando per la raccolta delle canzoni da parte degli autori.

Pensate che nel 1966 si è avuto il massimo di canzoni inviate per la selezione: 527, mentre alla seconda edizione svoltasi a Bologna, nel 1962, le canzoni arrivate furono ben 216. Un numero, quello dell’edizione 1966, ancora oggi rimasto imbattuto. Inoltre quell’anno, per la prima volta, la giuria assegnò alla canzone vincitrice “I fratelli del west”, cantata anche da un toscano, il punteggio pieno, ovvero 160, in quanto tutti i giurati assegneranno il massimo possibile, 10 punti. Una cosa accaduta pochissime altre volte.

Le canzoni inviate vengono selezionate, tra aprile e giugno, da una apposita commissione, formata da Tortorella, dai responsabili dell’Antoniano,e da esperti giornalisti (io stesso ho avuto l’onore di far parte nel 2000 di questa Giuria), che scelgono le canzoni italiane, mentre le canzoni straniere, introdotte nel 1976 sono scelte direttamente dall’Antoniano.

La manifestazione costituisce un fenomeno importante, ed unico, in Italia, come vero e proprio fatto di costume, da  ben 50 anni.

Si è anche cercato di copiare lo Zecchino d’Oro sia sulle emittenti televisive private, che in altre città, con manifestazioni canore di diverso nome, ma con risultati deludenti che non hanno avuto poi una continuità nel tempo, sparendo del tutto.

Chi non ha un ricordo della propria infanzia legato alle canzoni dello Zecchino d’Oro ?

“La giacca rotta” (1962), “Non lo faccio più” (1963), “Il pulcino ballerino” (1964), “Dagli una spinta (1965),” Quando è l’ora di fare la nanna” (1966), “Popoff” (1967), “Quarantaquattro gatti”, “Il valzer del moscerino” (1968), “Volevo un gatto nero” (1969), fino al tormentone di questi ultimi anni, “Le tagliatelle di nonna Pina” (2003).

La Toscana ha da sempre partecipato, fornendo numerosi bambini, allo Zecchino d’Oro, vincendo due edizioni, nel 1966 e nel 1989, con rispettivamente “I fratelli del far west”, prima canzone cantata in coppia a vincere uno Zecchino d’Oro, e “Corri corri topolino”, con bambini, provenienti entrambi dalla Provincia di Lucca, Federico Frosoni, che cantava in coppia con un altro bambino non toscano, Sandro Violet di Ancona, e Nikolas Torselli.

Nel 1964, a causa degli scioperi del personale RAI si dovette anticipare l’orario degli spettacoli che furono registrati qualche ora prima della messa in onda. In 50 edizioni è l’unica andata in onda registrata.

Dal 1965 lo Zecchino si svolge non più nel cinema dell’Antoniano, oggi usato per alcune trasmissioni televisive della RAI, ma nel nuovo studio televisivo, fiore all’occhiello dei Frati dell’Antoniano.

Nel 1966 I solisti ed il Piccolo Coro, con Mariele ed i frati dell’Antoniano, vengono ricevuti in udienza speciale da Papa Paolo VI. Altre udienze ci saranno nel corso degli anni successivi. Anche Papa Giovanni Paolo II più volte riceverà Mariele Ventre, i bambini del Piccolo Coro, e i frati.

Non da meno saranno anche gli ultimi Presidenti della Repubblica Italiana, a partire da Oscar Luigi Scalfaro. Il primo Presidente della Repubblica a ricevere al Quirinale il Piccolo Coro fu Giovanni Leone il 22 dicembre 1972 che volle far tenere ai piccoli coristi il concerto ufficiale di Natale. Il Presidente Francesco Cossiga invece, nel 1987, inviò un telegramma.

Nel 1969, per la prima volta nella storia della manifestazione, c’è l’Eurovisione. Lo spettacolo è seguito da 150 milioni di spettatori italiani, jugoslavi, olandesi, belgi, tedeschi, iraniani, sudamericani. La canzone vincitrice è anche inserita in una trasmissione realizzata in sei lingue e richiesta da centodue organismi televisivi.  “Volevo un gatto nero” vende in Giappone milioni di dischi. Un successo paragonabile a solo a quello della canzone vincitrice nel 1958 del Festival di Sanremo, “Volare” di Modugno. Il Corriere della Sera scrive: “Questo è l’anno boom per lo Zecchino d’Oro”.

Nel 1971 dello Zecchino d’Oro s’interessò addirittura la Camera dei Deputati. Infatti il 29 marzo l’On. Mario Laghi, parlamentare della Lombardia, presentò una interrogazione a difesa dello Zecchino. Venne infatti fuori che una commissione parlamentare, senza mai sapere formata da chi e da chi istituita, decretò che “lo Zecchino d’Oro era nocivo ai bambini perché favoriva il divismo e per tanti altri ignoti motivi. Il “Resto del Carlino” arrivò addirittura a titolare: “L’Italia è salva! Hanno abolito lo Zecchino d’Oro”. Quell’anno il Piccolo Coro tenne un concerto in Terra Santa.

Con grande rammarico dei telespettatori però la Rai decise dal 1972 al 1980 di trasmettere non più le tre giornate, ma sola la finale.

Nel 1973 un’altra grande delusione: Il Mago Zurlì  e il mitico Richetto scompaiono definitivamente dalla manifestazione, e il presentatore ufficiale diviene il babbo dello Zecchino, Ciro Tortorella.

Richetto, interpretato dal bravissimo Peppino Mazzullo, oggi sempre in auge come storica voce di Topo Gigio, fece la sua prima apparizione nel 2° Zecchino e subito si conquistò un posto di rilievo nell’immaginario infantile di quegli anni. Prototipo dello scolaro ripetente e discolo, si presentava ogni anno chiedendo invano di poter cantare una canzone, la sua preferita era “Il passerotto”, ma il Mago Zurlì non glielo permetteva mai, adducendo come scusa il fatto che non erano ammessi alla gara gli ultimi della classe. Queste piccole baruffe, che avevano la stessa semplicità delle recite scolastiche, erano spesso i momenti più attesi dai bambini. E quando Richetto non comparve più sul palcoscenico dell’Antoniano, lo Zecchino d’oro perse un po’ del suo fascino.

Il 1973 è anche l’anno in cui scompare l’orchestra dal vivo e compaiono le basi musicali registrate sulle quali però i bambini cantano dal vivo.

Nel 1974, con il 16° Zecchino, per la prima volta due canzoni, “Cocco e Drilli” e “Ciribiricoccola”, entrano nella hit parade dei dischi più venduti. Quell’anno, alle selezioni delle canzoni, fu bocciata la canzone “Ma che ridere”, scritta da Ludovico Pellegrini, meglio conosciuto come il “Signor no” dei quiz televisivi di Mike Buongiorno.

Dal 1976 Lo Zecchino d’Oro è diventato Rassegna Internazionale di canzoni per l’infanzia, con l’apporto dell’UNICEF, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia, e cosi le 12 canzoni sono diventate 14, di cui 7 italiane, e 7 di nazioni estere, che cambiano di anno in anno, per un totale che ad oggi supera la cifra di 100 Nazioni. Le prime sette nazioni furono scelte “col criterio di dare allo Zecchino d’Oro la caratteristica internazionale più estesa e significativa”. Le nazioni che ebbero questo privilegio furono: Francia, Giappone, Inghilterra, Jugoslavia, Olanda, Russia, Venezuela.

Nel 1976 si svolsero ben due edizioni dello Zecchino d’Oro: la diciottesima, in primavera, nel tradizionale mese di Marzo, come era accaduto dal 1962, e la diciannovesima, in novembre, diventando da ora il mese tradizionale per lo Zecchino. Tra i partecipanti anche una figlia d’arte in incogniyo, Maria Sole, figlia dell’attore Ugo Tognazzi che interpretava in coppia con Simone Pireddu “”Show nella foresta”.

Nel 1977 lo Zecchino d’Oro, per la prima volta, fu trasmesso a colori, e i telespettatori ebbero cosi la possibilità di vedere le coloratissime scenografie dello Zecchino, fino ad ora rimaste impietosamente in bianco e nero sugli schermi televisivi, ma che nella realtà dello studio televisivo erano coloratissime e particolari. In più il Piccolo Coro incise assieme al noto presentatore televisivo Corrado cinque dischi a 45 giri per far imparare le tabellone.

Nel 1982 la manifestazione festeggia le nozze d’argento, 25° edizione, con una rimpatriata di ex interpreti, oggi adulti, e la messa in onda di alcuni spezzoni delle vecchie edizioni provenienti direttamente dagli archivi della Rai. Ai festeggiamenti parteciparono tre emittenti televisive regionali, tra cui la storica “Canale 48” di Firenze.

Nel 1987, grande festa, con l’onore addirittura della prima serata, per i 30 anni della rassegna e il disco di platino per la compilation di tutte le canzoni. Ma fu l’anno anche in cui venne a mancare, il 1 luglio, il Maestro Giordano Bruno Martelli, autore, fin dalle prime edizioni, di tutti gli arrangiamenti delle canzoni dello Zecchino. Dal 1987 e fino al 2000 la RAI trasmetterà la finale, sempre in diretta, in prima serata, e di domenica.

L’anno dopo, 1988, festa per i venticinque anni del Piccolo Coro, diretto ininterrottamente dalla beniamina di grandi e piccini, Mariele Ventre.

Nel giardino dello Zecchino sboccia il “Fiore della Solidarietà”, ovvero la raccolta di fondi che di anno in anno si concretizza in un’opera per i bambini in situazione di bisogno e difficoltà. Il primo progetto fiorisce in Bangladesh con la costruzione di tre scuole ed una campagna di vaccinazione polivalente per 50.000 bambini. Negli anni successivi, i “Fiori della Solidarietà” spunteranno in ogni continente, ma anche in Italia, quando c’è bisogno, come per l’alluvione nel Piemonte.

Il 16 dicembre 1995, venti giorni dopo aver diretto il 38° Zecchino d’Oro nonostante la malattia, Mariele Ventre  muore a causa di un tumore. Per i bambini di tutto il mondo Mariele è in paradiso a dirigere un coro di angeli.

Mariele lascia in eredità a tutto il mondo un prezioso patrimonio, musicale ed umano, che oggi continua non solo con il Piccolo Coro, che porta orgogliosamente il suo nome, ma con i tanti cori che in tutta Italia, e in buona parte del mondo, ispirandosi al suo metodo, si riconoscono in quegli ideali di vita.

Nel 1997 lo Zecchino d’Oro festeggia la 40ma edizione, e per l’occasione tanti bambini, in rappresentanza dei cinque continenti, dedicano un omaggio speciale a Mariele.

Padre Berardo Rossi, Direttore dell’Antoniano per oltre 40 anni, e autentico “zio” dello Zecchino d’oro,  in un libro raccoglie la storia dello Zecchino d’Oro.

Il 4 marzo 2001 nasce ufficialmente la “Galassia di Chicco e Doretta” che raggruppa tutti i Cori sparsi per l’Italia che si riconoscano negli ideali del Piccolo Coro “Mariele Ventre” e dell’Antoniano.

Il 20 luglio 2001 viene a mancare Aldo Salani, fotografo ufficiale dell’Antoniano, fin dalla sua inaugurazione nel 1954, e di tutte le edizioni dello Zecchino d’Oro. Le foto ufficiali di questa mostra sono state tutte scattate da lui.

Nel 2003, durante la puntata finale del 46° Zecchino, il Piccolo Coro “Mariele Ventre” viene nominato ambasciatore, “Goodwill Ambassador” dell’UNICEF nel mondo, “perché attraverso la forza comunicativa e il linguaggio universale della musica e del canto interpretato dai bambini possa trasmettere un messaggio di pace e di speranza a tutti i loro coetanei, senza distinzione di nazionalità, religione, sesso, lingua e razza. Il Comitato Italiano affida ai componenti del Piccolo Coro il ruolo di portavoce per milioni di bambini e bambine in difficoltà, che l’UNICEF aiuta in ogni parte del mondo”.

In 49 edizioni lo Zecchino d’Oro ha presentato 604 canzoni, interpretati da 730 bambini.

I bambini che hanno partecipato alle selezioni in tutte le edizioni dello Zecchino d’Oro sono oltre un milione.

Solo nell’edizione del 2005 i bambini selezionati in tutta Italia sono stati oltre 24 mila.

All’Antoniano, dal 1963 al 2004, hanno assistito in studio, in diretta, allo Zecchino d’Oro ben 43.140 persone.

Tra le curiosità poco conosciute, ma meritevole di segnalazione, è il pranzo delle Nazioni, che si tiene qualche giorno prima dell’inizio dello Zecchino.

E’ un pranzo particolare, con decine e decine di portate, perché le madri degli interpreti delle 14 canzoni, sette straniere e sette italiane, devono cucinare piatti tipici della loro regione/nazione e portare anche prodotti tipici che vengono consumati da tutti e al termine del quale i Frati consegnano ai bambini interpreti delle canzoni dei doni a ricordo della loro partecipazione.

Si, ai bambini, perché all’Antoniano non vincono gli interpreti, ma le canzoni.

Ai bambini regali adatti alla loro età, agli autori della canzone l’ambito Zecchino d’Argento per la migliore canzone italiano o straniera, e lo Zecchino d’Oro per la vincitrice.

Franco Mariani

I PAPI E LO ZECCHINO D’ORO

di
Franco Mariani

 I piccoli cantori dell’Antoniano hanno avuto la fortuna di conoscere due Papi, futuri Santi della Chiesa Cattolica, oggi Servi di Dio, di cui è aperto il processo di Beatificazione.

Il primo Pontefice ad interessarsi dello Zecchino d’Oro fu Papa Paolo VI (1963-1978), al secolo Giovan Battista Montini che per ben due volte ricevette in Vaticano i bambini dello Zecchino d’Oro, il Piccolo Coro, Mariele Ventre, i Frati dell’Antoniano.

Il secondo Vicario di Cristo in terra a ricevere i protagonisti dello Zecchino d’Oro è stato Papa Giovanni Paolo II.

Invece Papa Pio XII, il 20 maggio 1958, e il Beato Papa Giovanni XXIII il 26 maggio 1962, hanno ricevuto i responsabili dell’Antoniano, non essendosi ancora sviluppato l’aspetto educativo-musicale.

La prima volta di Papa Montini fu durante una speciale udienza privata concessa il 22 marzo 1966 a tutti coloro che avevano partecipato all’8° Zecchino d’Oro.

Papa Paolo VI cosi salutò i piccoli cantori: “La Vostra presenza, carissimi fanciulli, che avete partecipato alla trasmissione televisiva “Lo zecchino d’oro”, Ci procura grande delizia, e costituisce per Noi come una cara parentesi negli importanti avvenimenti di questi giorni. Voi Ci portate il sorriso della vostra infanzia, il profumo della vostra innocenza, come una fioritura della primavera iniziata, che riveste di colori incantevoli il volto della terra. Al termine della manifestazione, che, come Ci hanno detto, è stata seguita finora con crescente interesse dai vostri coetanei di tutta Italia, avete voluto venire a potarci il vostro saluto, e a ricevere la Nostra Benedizione. Questo pensiero Ci è assai gradito, e ve ne ringraziamo: esso Ci dice che siete non solo bravi nel canto e lieti nello svago, ma anche e soprattutto che amate Gesù e il suo Vicario in terra, e volete essere sempre buoni, diligenti nei vostri doveri di famiglia e di scuola e, in particolare, figli sempre fedeli della Chiesa. Bravi, carissimi, questo vi fa onore: e Noi, a nome di Gesù stesso, di cui facciamo le veci, vi diciamo il Nostro incoraggiamento pieno di tenerezza. Ricordate, come Gesù amava stare tra i fanciulli, e come se li poneva sulle ginocchia, abbracciandoli, e imponendo loro le mani? È il gran libro del Vangelo che ce lo dice: ebbene, pensate la felicità di quei ragazzi, di quelle bambine, nel ricevere la carezza benedicente del Salvatore. La benedizione, che tra poco vi daremo, rinnoverà qui la scena commovente del Vangelo: e, tornando a casa, potrete dire di averla ricevuta da Gesù stesso, per mezzo del suo Vicario.

Abbiate sempre il santo desiderio di fare onore al Signore, accostandovi a Lui con cuore pieno di affetto e di buoni propositi; fate ogni cosa per suo amore. Anche quando cantate – quelle vostre care canzoni, così liete e birichine – come quando dovete compiere il vostro dovere, fate tutto nel nome del Signore Gesù Cristo, come dice San Paolo, «cantando per gratitudine a Dio nei vostri cuori» (Col. 3, 16).

Così sia sempre, dilettissimi fanciulli.

Ma un vivo compiacimento è dovuto a quanti vi hanno qui accompagnati: ai vostri genitori, agli zelanti Frati Minori dell’Antoniano di Bologna, agli organizzatori e artisti della indovinata manifestazione de “Lo Zecchino d’oro”. Il favore, che questa ha incontrato nel mondo dei piccoli, e anche degli adulti, dice che avete trovato la formula buona: semplicità, spontaneità, candore, fuggendo ogni contaminazione di mondanità e di artificio, secondo uno stile agile e sereno, di timbro familiare, e, appunto per questo, tanto gradito alle famiglie. I vostri sforzi in questa direzione sono degni di ogni elogio, e Noi siamo lieti, per parte Nostra, di tributarvelo con tutto il cuore; continuate così, certi di compiere una cosa bella e meritoria, davanti agli uomini e davanti a Dio, perché ogni sforzo educativo rivolto all’infanzia, anche nel delicato importante settore del divertimento, è degno di ammirazione e di stima, ed è fonte di consolazione terrena e di premio eterno.

Questi Nostri voti sono accompagnati dall’Apostolica Benedizione, che vi invoca le ricchezze dei celesti doni: nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”.

Dopo il discorso ufficiale Paolo VI pose affabilmente alcune domande.

Riviviamo quello storico momento, che vide anche protagonista il primo vincitore toscano, Federico Frosoni, attraverso il racconto di Padre Berardo Rossi: “Il Papa, sempre parlando al microfono, diede all’udienza un carattere più familiare: “Ora desi­dereremmo avere qualche notizia spicciola su questa vostra manifestazione. Per esempio per­ché si chiama zecchino, chi l’ha inventata… C’è qualcuno che ci può dare queste notizie?”. Un monsignore mi indicò di accomodarmi vicino al Papa, presso il trono, mi mise davanti un microfono e iniziai il mio dialogo pubblico col Papa. Paolo VI chiese: “Chi ha avuto l’idea dello Zecchino d’Oro?”. “Un mago, Santità; un mago che si nasconde sotto le vesti civili del signor Cino Tortorella”. “E dov’è questo mago?”. “È qui, Santità. Se Vostra Santità permette può veni­re a ossequiarLa….”. E Cino Tortorella salì vicino al Papa. “E chi insegna la musica e le parole ai bambini?”. «È la signorina Mariele. Vostra San­tità può vederla là nel gruppo, in mezzo ai bam­bini”. “Bene, dopo scenderemo a salutare tutti e chiederemo alla signorina Mariele se ci fa senti­re una canzoncina dai suoi bambini. Posso intan­to dare una medaglietta al due vincitori?”. “San­dro e Federico, venite dal Santo Padre”. E San­dro e Federico vennero dal Papa, presero le medagliette e i cioccolatini. “Questi che hanno vinto sono stati proprio i più bravi?”, chiese il Santo Padre. “Io! Io sono stata la più brava!”, disse a voce alta Lucia­na Russo  di 4 anni di Ferrara, e staccandosi dal suoi compagni diede la scalata, correndo, al trono del Papa. Dietro a lei trotterellò Alessandro Ferraro, che venne bloccato da Cino Tortorella, felice di sapere come tenere le mani. Quando il Papa ebbe finito di parlare con Luciana Russo, Torto­rella gli cedette Alessandro Ferraro. Alessandro era il più piccolo e quando il Papa gli prese le mani fra le sue si ritenne autorizzato a montargli coi piedini sulle scarpe bianche. Il Papa non alterò il suo sorriso, gli fece molte domande, gli disse di essere ubbidiente, gli chiese se sapeva fare il segno della croce. Alessandro rispose, con il caratteristico accento veronese: “E come facio se mi tieni strete le mani?”.

A un certo punto dissi: “Adesso Alessandro saluta il Papa e lascia venire Sgniff e Sgnaff”. Alessandro smontò dai piedi del Pontefice, staccò le sue mani da quelle di Paolo VI e salutò: “Ciao, Papa!”. Mariele fu l’ulti­ma ad avvicinarsi al Papa, accompagnando ap­punto Sgniff e Sgnaff, la perugina Stefania Gna­gni e il palermitano Angelo Terzo, dieci anni in due. Quando furono vicini al Papa i due bimbi si misero a cantare la loro canzone e non ci fu ver­so di farli smettere: un monsignore voltò verso di loro i due microfoni che servivano al Papa e a me, e aspettò rassegnato che arrivas­sero in fondo. Finiti i colloqui ravvicinati, il Papa scese dal trono e, accompagnato da Mariele, si avvicinò al gruppo dei bambini del Piccolo Coro, schierati davanti ai grandi: “Signorina, se non le è di di­sturbo desidererernmo sentire qualcosa. Posso­no cantare per noi?”. Mariele disse: “Così senza base musicale, non so cosa si potrà fare, ma se Vostra Santità lo desidera… Proveremo a cantare un pezzo dello Zecchino d’Oro”. Mariele, col velo nero in testa, si mise davanti ai bambini e diede il via a “Il pinguino Belisario”. Il Papa ascoltò molto diver­tito; fece una carezza a tutti i bambini. Gianfran­co Tonello, forse perchè glielo aveva detto Suor Amata, gli prese la mano e gliela baciò ripetutamente. Il Papa poi ebbe una parola e un saluto per tutti gli altri componenti del gruppo, intrattenen­dosi ancora per molto tempo nella sala Clementi­na. Prima di andarsene si rivolse ancora a Marie­le, rivolgendole una domanda che sarebbe diven­tata abituale nei suoi incontri col Piccolo Coro: “Signorina, se non è troppo disturbo vorremmo fare una fotografia coi bambini”.

Il secondo incontro avvenne il 1 settembre 1971 a Castel Gandolfo, la residenza estiva dei Papi, in occasione della partenza del Piccolo Coro per la Terra Santa. Il Papa rivolse ai piccoli coristi un saluto speciale: “Abbiamo un particolare saluto da rivolgere ai bambini del Piccolo Coro dell’Antoniano di Bologna. I vostri applausi ci dicono che voi li conoscete que­sti bambini. Incidono dischi, cantano alla televi­sione, sono noti a tutta l’Italia e li ammiriamo tutti, sia perché bravi bambini e sia anche perché bravi cantori. E adesso sono qui, perché fanno un pellegrinaggio tutti insieme guidati dai loro padri francescani e dai dirigenti artistici e anche dai genitori e dai parenti; un viaggio in Palesti­na. Sentite bambini? (Siiii…) Siete capaci di por­tare a Gesù, là dove nacque, là dove morì, nella sua terra che è la nostra Terra Santa, il mio salu­to? (Siiii…). Sappiamo, carissimi, che voi vi sie­te preparati da tempo e con molto impegno a que­sto viaggio, a questo pellegrinaggio veramente straordinario. Forse mai si è fatto un pellegrinag­gio di semplici bambini di questa età alla terra di Gesù. Vanno a incontrare Gesù Bambino anche loro; che bello, vero? E noi speriamo che questo viaggio vi consentirà di visitare e di contemplare i luoghi santificati dalla vita, dalla passione e dalla resurrezione di Gesù. E auspichiamo che il vostro viaggio, compiuto con devozione, con fede profonda e con serena letizia, vi ispiri fermi propositi di essere sempre buoni, sempre bravi. Fatela là questa promessa a Gesù. (Siiii…). Ditegli: “Saremo buoni cristiani per tutta la vita”. (Siiii…). Bravi! Così la vostra esistenza potrà essere sempre come un canto gioioso di lode a Dio. E, dopo, Noi chiederemo a questi bambini, ma solo per un minuto, di farci sentire un canto… Vi faremo cantare, siete capaci di fare un piccolo canto, dopo? Intanto, come segno della Nostra benevolenza, vi impartiamo di cuore la propizia­trice Apostolica Benedizione”.

Terzo incontro durante l’Udienza Generale di mercoledì 31 dicembre 1975. In quell’occasione Papa Paolo VI disse: “Ed ora con paterna commozione salutiamo i fanciulli del “Piccolo Coro dell’Antoniano” di Bologna. Hanno espresso il desiderio di eseguire alla nostra presenza alcuni passi del canto “Tu scendi dalle stelle”. Questo vostro gentile pensiero, figlioli carissimi, ci è assai gradito e ve ne ringraziamo di cuore. Esso ci manifesta il vostro amore a Colui che si è fatto bambino per salvarci, che tanto vi ama e che specialmente in questo tempo natalizio vi tende le braccia con un sorriso di letizia e di pace. Questo amore a Gesù ravvivatelo sempre più nei vostri animi, figlioli, soprattutto con la preghiera, che sarà senza dubbio ascoltata dal Signore, perché la vostra voce innocente possiede sul Suo Cuore una forza tutta particolare. PregateLo per il Papa, per la Chiesa, per la pace nel mondo, per tanti bambini che soffrono. Ecco il nostro ardente desiderio. E noi, nel nome di Gesù, di cui facciamo le veci, vi diciamo il nostro incoraggiamento pieno di tenerezza, mentre con tanto affetto vi benediciamo insieme con i vostri genitori, i vostri educatori e tutti i vostri cari”.

Papa Giovanni Paolo II, di universale venerata memoria, ricevette l’Antoniano il 14 maggio 1979, poco mesi dopo la sua elezione al Soglio di Pietro.

“Carissimi! – disse Papa Wojtyla – Il mio cordiale ed affettuoso benvenuto a voi, ragazzi del Piccolo Coro dell’Antoniano, ai vostri diletti genitori ed ai buoni Padri Francescani. So che avete molto desiderato questo incontro, per manifestarmi tutto il vostro affetto ed il vostro entusiasmo. Sono felice anch’io di potervi accontentare in questa pur breve udienza. Voglio anzitutto dirvi il mio apprezzamento per la meritata “fama” che vi siete acquistata in questi anni con le vostre simpatiche esecuzioni musicali, che hanno trovato il gradimento non soltanto dei vostri piccoli coetanei, ma anche degli adulti (come noi!…). E questo perché nelle vostre canzoni voi, con molta semplicità, date spesso voce armoniosa e concorde ai sentimenti di cui l’uomo vive e che appartengono al suo essere più profondo: l’amore e la solidarietà verso gli altri, specialmente più bisognosi, l’affetto e la gratitudine verso coloro che ci fanno del bene, il valore dell’amicizia, del bisogno di giustizia, di verità, del desiderio della bellezza, il rispetto della natura… Il vostro canto, limpido e cristallino, si innalzi sempre per esaltare, adorare, ringraziare Dio Padre, per tutto quello che Egli ha fatto e continua a fare per noi.  “Voglio cantare al Signore finché ho vita, / cantare al mio Dio finché esisto. / A lui sia gradito il mio canto; la mia gioia è nel Signore”, così esclama il Salmista (Salmo 103, 104, 33 s.). La gioia! Di essa siate portatori e trasmettitori. E’ vero: il canto è il linguaggio più elevato col quale l’uomo esprime i suoi sentimenti, con la speranza, l’attesa, l’amore, l’angoscia, il dolore, ma specialmente la gioia. Cantate sempre la gioia! La gioia di vivere, di essere in pace con voi stessi, con gli altri, con Dio. Siate sempre buoni; siate sempre amici, fratelli sinceri di Gesù; realizzate, secondo le vostre possibilità, gli insegnamenti del Vangelo; comunicate questa gioia cristiana ai vostri piccoli compagni e discepoli; donatela ai grandi, che talvolta sembrano avere smarrito il senso vero della letizia. Una parola speciale è dovuta alla vostra direttrice, che ci ha mostrato oggi un magnifico concerto del suo coro; a tutti i superiori della vostra piccola comunità artistica. A voi tutti, ai vostri genitori, ai Padri Francescani, i miei auguri e la mia particolare benedizione Apostolica”.

Altra udienza il 28 dicembre 1988: “Infine un cordiale e riconoscente saluto ai componenti, gli accompagnatori ed organizzatori del Piccolo Coro dell’Antoniano di Bologna. L’organizzazione, ben nota per le sue iniziative musicali e per l’educazione alla musica dei bambini e dei ragazzi, compie quest’anno il 25° anno di fondazione. Carissimi, mi compiaccio per le vostre iniziative, che rispondono tanto bene alle esigenze dell’animo umano, e che sono bene accette da tante famiglie. Esse sono spesso ispirate ai temi religiosi, come dimostra il canto del “Magnificat”, che eseguirete per la prima volta al termine di questa Udienza. Su tutti invoco la protezione del Signore, ed auspico che il mistero del Natale fortifichi la vostra fede, sostenga il vostro cammino e porti la pace divina nelle coscienze. Con questi pensieri impartisco a voi la mia Benedizione Apostolica”.

Franco Mariani © 2006

 

CINO TORTORELLA – MAGO ZURLI

di
Franco Mariani

La maggioranza delle persone identificano lo Zecchino d’Oro con Mariele Ventre- Piccolo Coro dell’Antoniano, ma in realtà lo Zecchino d’Oro è solo “figlio” di Cino Tortorella, che nel 1959 ne fu l’inventore.

Cino Tortorella è nato a Ventimiglia nel 1932, ed è un apprezzato conduttore e autore televisivo, regista e scrittore.

Quando nel 1959 ideò la manifestazione canora per l’infanzia più famosa d’Italia, e che da allora ha sempre presentato ininterrottamente, apparve stabilmente come presentatore ufficiale dello Zecchino, il Mago Zurlì, personaggio apparso in Teatro nel 1956 nella piéce per ragazzi “Zurlì, mago Lipperlì”.

In Teatro il mago era interpretato da Giancarlo Dettori, che si esibiva con quattro mimi, Nino Castelnuovo, Ferruccio Soleri, Giancarlo Cobelli e Gianni Magni.

Una sera andò a vedere lo spettacolo Umberto Eco, all’epoca funzionario della Rai, che propose a Tortorella,  per riempire un mese di palinsesto televisivo rimasto vuoto, quattro puntate televisive dalle ore 17 alle 17,30.  Tortorella accettò, ma Dettori si rifiutò. Successe allora che quando il regista televisivo Cocorese invitò Tortorella a fargli vedere il mago Zurlì, gli rispose che il mago lo stavo ancora cercando e che glielo avrebbe fatto momentaneamente lui, per dargli un’idea, ma che per  l’inizio della trasmissione avrebbe  trovato il mago. Il regista fu entusiasta della esibizione di Tortorella che gli impose di farlo. Così Tortorella esordì in televisione come Mago Zurlì, solo che le quattro puntate ebbero un incredibile successo e divennero molte di più. Il vestito del mago fu improvvisato. Cocorese volle fare le prove il lunedì perchè la trasmissione sarebbe andata in onda il giovedì. Tortorella, non avendo un costume, ne prese uno a caso in sartoria, usato per un precedente spettacolo da Giorgio De Lullo. Lo adattò con una calzamaglia, un mantello e con qualcosa in testa, e così nacque il costume del Mago Zurlì.

La prima trasmissione andò in onda giovedì 3 gennaio 1957. Per la prima volta una trasmissione fu vista in tutta Italia grazie alla copertura della televisione che quel giovedì trasmise il segnale in tutta Italia.

Il Mago Zurlì era dotato di regolare bacchetta magica,  aveva i capelli luccicanti di polvere magica, un corpetto aderente in vita e calzamaglia di colore celeste.

Il successo del Mago Zurlì fu tale che la RAI decise di creare una trasmissione ad hoc solo per lui,  “Mago Zurlì, il mago del giovedì”, che ebbe un successo travolgente che è rimasto nel ricordo di tutti i bambini dell’epoca.

Nel 2002, in occasione della quarantacinquesima edizione dello Zecchino d’Oro, Cino Tortorella è  entrato nel “Guinness dei primati” per essere il primo presentatore al mondo ad aver presentato lo stesso spettacolo, lo Zecchino d’Oro, così a lungo.

Tortorella, originario della riviera di ponente, ma milanese di adozione, è citato in altri importanti libri sulla storia della Televisione italiana, tra cui quelli di Aldo Grasso e Walter Veltroni.

Sarebbe senz’altro riduttivo per lo stesso Tortorella ricordarlo solo per essere l’autore-presentatore-inventore dello Zecchino d’Oro.

E’ stato autore per la RAI della trasmissione “Nuovi incontri”, dove chiedeva ai più grandi scrittori del Novecento, tra cui Moravia, Buzzati, Baccelli, Giancarlo Fusco, di scrivere un’originale televisivo per la televisione, e per dodici anni di “Chissà chi lo sa?”,  ma anche di “Scacco al re” e “Dirodorlando”.

Non da meno il suo apporto nell’emittenza televisiva privata, avendo collaborato, negli anni settanta e ottanta, con Telealtomilanese e poi con Antenna 3, con personaggi del calibro di Enzo Tortora, Ettore Andenna, Ric e Gian, e Roberto Vecchioni, che oltre ad essere un noto cantante è anche insegnante di greco e latino, e in questa veste conduceva “Telebigino”,  trasmissione pomeridiana di tre ore dove riceveva telefonate di ragazzi che chiedevano un aiuto per i compiti a casa.

Con  una straordinaria lungimiranza intuì la necessità della creazione di una scuola di formazione per tecnici per le televisioni private.

Sulle rete Mediaset, assieme a Anna Tortora e a Popi Perani realizzò la trasmissione “La luna nel pozzo”, passata alla storia perché il conduttore, Domenico Modugno, fu colpito da un ictus, dal quale non si riprese mai, oltre ad essere stato direttore artistico di “Bravo Bravissimo”.

Ha collaborato anche con EuroTv, dove ha curato la regia della trasmissione “Il Grillo parlante”, condotta dal comico genovese Beppe Grillo.

Due dei suoi figli, Davide e Chiara hanno seguito le orme paterne in televisione.

Il primo, come giudice e autore di numerosi quiz televisivi di Mike Bongiorno, tra cui “La ruota della fortuna”, “Genius” e “Il Migliore”, mentre Chiara ha iniziato la sua carriera come presentatrice di trasmissioni musicali e giovanili per la Rai.

Cino Tortorella ha inoltre collaborato con i più importanti settimanali per ragazzi fra i quali “Topolino”, “Il Corriere dei Piccoli” e “Il Giornalino”.

Tra le passioni extra televisive quella per la gastronomia e la buona cucina, che lo ha portato alla direzione del mensile “Sapori d’Italia” e a collaborare con “Grand Gourmet”.

Franco Mariani © 2006


MARIELE VENTRE

di
Padre Berardo Rossi – Franco Mariani

Mariele Ventre nasce a Bologna il 16 luglio 1939 da papà Livio e mamma Maria, entrambi originari della Lucania.

Papà Livio aveva studiato da ragazzo il violino e, un po’, anche il pianoforte.

Appassionato di musica in generale e di lirica in particolare, quando le figlie Maria Antonietta e Mariele erano ancora piccolissime, di tanto in tanto tirava fuori il violino della custodia e teneva un concertino per loro, mentre mamma Maria sfaccendava in casa.

Quando ebbero sei-sette anni il papà incluse le due bimbe nell’abbonamento per i concerti della Sala Bossi, presso il Conservatorio di Musica di Bologna. La gente guardava con simpatica curiosità le due bimbette, attente e ferme nelle loro poltroncine, una macchia diversa, nella massa del pubblico di adulti.

La vità di Mariele è tutta segnata dal Convento di S. Antonio di Bologna.

Qui da piccola è Araldina, da giovane è catechista, con la musica è direttrice del Piccolo Coro.

Nel 1957 consegue il diploma di abilitazione magistrale e nel 1961 il diploma di pianoforte al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano.

Nel 1963 Mariele fonda il Piccolo Coro dell’Antoniano.

Tutta la sua vita, costellata da numerosi riconoscimenti in Italia e all’estero, sarà dedicata alla musica ed ai più piccoli.

Il Cardinale Giacomo Biffi, Arcivescovo di Bologna ha definito non a caso Mariele “splendida figura di artista e di educatrice cristiana”.

Mariele Ventre muore, dopo lunga malattia a Bologna, il 16 dicembre 1995, venti giorni dopo aver diretto, nonostante la malattia, la trentottesima edizione dello Zecchino d’Oro.

Mariele Ventre ha incarnato, ed incarna tutt’oggi, nonostante siano passati dodici anni dalla sua morte, quegli ideali etici e pedagogici che l’Antoniano ha posto a fondamento delle sue attività musicali, ricreative e sociali per i più piccoli.

La vita di Mariele è indissolubilmente legata a quella dell’Antoniano, del Piccolo Coro ­ di cui è stata fondatrice nel 1963, e dello Zecchino d’Oro che ha curato fino al 1995.

Alle doti indiscusse di grande musicista e di educatrice, la cui fama ha varcato ben presto i confini nazionali, Mariele univa certe caratteristiche del suo temperamento: lo sguardo magnetico, il piglio dolce e autorevole, il rigore, la tenacia, il valore del sacrificio e la capacità di saper apprezzare le piccole cose della vita, uniti ad una fede radicata e vissuta ­ che l’hanno resa straordinariamente popolare e vicina al cuore della gente.

La sua figura, nel gesto quasi ieratico che la poneva davanti ai bambini quando dirigeva, è stata riprodotta in monumenti, medaglie, quadri, disegni.

A Lei sono intitolati giardini, scuole, strade, piazze.

Mariele fissò subito il “codice deontologico” per i bambini e i genitori dello Zecchino d’Oro.

Tutti entravano a far parte della grande famiglia dell’Antoniano; tutti uguali, lo stesso albergo, lo stesso trattamento, gli stessi vestiti, gli stessi regali.

Tutti amici, nessuna forma di divismo: sono in gara le canzoni, non i bambini.

Nessuna interferenza dei genitori, né di chicchessia, nelle esecuzioni, nelle votazioni.

La regista del 3° Zecchino d’Oro,  Ripandelli,  provvide ad assicurare il collegamento Mariele-bambino, inventando l’abbinamento Mariele-telecamera.

Mariele attaccata alla telecamera, con la testa vicina all’obiettivo, in modo che i bambini guardando lei fossero in favore della camere, in posizione frontale per i telespettatori.

Sarebbe stata per molti anni la posizione classica di Mariele allo Zecchino d’Oro.

Sicché le telecamere avevano due funzioni simultanee: quella di riprendere i bambini e quella di nascondere Mariele.

I telespettatori non la videro al primo Zecchino d’Oro se non per pochi secondi.

E’ rimasta la registrazione sonora di quel momento, nel quale Mago Zurlì disse testualmente: “Voi avrete notato che i bambini cantando guardano sempre là, verso lo stesso punto. Cosa guardano? Guardano – prego la regia di inquadrarla – quella signorina, ecco quella signorina che adesso voi vedete… E’ lei che gli ha insegnato le canzoni e che adesso li guida e li dirige, come il M° Hengel Gualdi dirige l’orchestra. Si chiama Mariele”.

Mariele salutò col suo sorriso: era entrata nelle case degli italiani e di tante altre case del mondo, perché già in quella edizione lo Zecchino d’Oro veniva trasmesso in diretta, a reti unificate, nell’Unione Sovietica, come l’amica, la sorella, la mamma.

Mariele aveva per tutti un’aureola particolare, e ai frati dell’Antoniano spesso veniva rivolta spesso una domanda: “E’ una consacrata?”.

Domanda che è stata insistentemente ripetuta da parte di giornalisti e di operatori dei mass media che si sono occupati di Mariele dopo la sua morte.

Domanda che significa se Mariele appartenesse a uno degli ormai numerosi istituti di consacrazione secolare, cioè di persone che si legano ai voti religiosi senza entrare in convento, restando nella famiglia e nel ruolo di una qualsiasi attività “civile”.

No, Mariele non apparteneva ad alcuno di questi istituti.

Comunque, nella sua laicità fu certamente religiosa.

E fu certamente francescana.

Può essere certificata francescana prima di tutto dal suo amore per la vita; per il mondo, Mariele ha anche camminato serena, semplice, sicura nel campo della comunicazione sociale, dove la sua testimonianza cristiana ha acquistato valore di modernità e di specificità. E anche di singolarità.

E’ un campo dove mancano ancora riferimenti e modelli. Bisogna bypassare i prototipi storicizzati e risalire all’essenzialità degli schemi evangelici.

Mariele lo ha fatto. E, per un fenomeno sorprendente, sul monitor della comunicazione sociale, la gente un po’ alla volta ha portato in primo piano Mariele, l’ha messa a fuoco amorosamente, dandole linee delicate e tersa bellezza spirituale.

Cosi si espresse il Presidente della Repubblica Italiana, Oscar Luigi Scalfaro, il 5 dicembre 1997: “Mariele da quarant’anni è entrata in tutte le case, e ha rappresentato la vita, l’anima dello Zecchino d’Oro. Non ricordatela mai piangendo, anche se il dolore del distacco è umano. Io vi dò una di quelle notizie importanti che hanno i Capi di Stato: Mariele continua a dirigere cori; i cori degli angeli e degli arcangeli. Voi avete questo angelo che vi ha guidati per anni, che continua a dirigere cori di gloria, di armonia, di protezione… Sta svolgendo un compito che è irraggiungibile ma incantevole: fa scendere una pioggia di note che portano dolcezza nell’anima, che portano pace, che portano gioia.

Mariele collaborò sempre con Padre Berardo Fernando Rossi, Frate Minore, nato a Montecuccolo, frazione di Pavullo nel Frignano (Modena) il 5 agosto 1922, sacerdote dal 12 agosto 1945, tra i fondatori dell’Antoniano, di cui è stato direttore dal 1961 al 2000. Giornalista, scrittore e paroliere, è autore di diverse opere. Ha inoltre partecipato e dato vita a diverse trasmissioni radiofoniche e televisive.

Padre Berardo Rossi e Franco Mariani © 2006

LA MOSTRA E’ STATA REALIZZATA DA FIRENZE PROMUOVE, A CURA DEL SUO PRESIDENTE, GIORNALISTA FRANCO MARIANI A GIUGNO-LUGLIO E SETTEMBRE 2007.

E’ STATA ESPOSTA AL PARCO DI PINOCCHIO A COLLODI A PESCIA, A VILLA BASILICA, NEL CHIOSTRO DELLA BASILICA DELLA SANTISSIMA ANNUNZIATA A FIRENZE.

Le foto provengono dall’Archivio Storico di Firenze Promuove e Franco Mariani © 2006.

Per vedere la foto più grande basta cliccarci sopra.

 

 

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